Ricordo di Roberta Piastri

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Riceviamo da Raffaella Tabacco un affettuoso ricordo di Roberta Piastri, giovane ricercatrice prematuramente scomparsa quest’estate. La CUSL si associa nel ricordo e nel rimpianto.

Ricordo di Roberta Piastri.

È scomparsa nel mese di agosto, sconfitta dal male del nostro secolo, contro cui combatteva con straordinario coraggio da tempo, Roberta Piastri, ricercatrice di Letteratura latina nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale. Si era iscritta a Vercelli nei primi anni Novanta, quando i corsi umanistici erano ancora una seconda Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Residente ad Arona, a cui sempre è rimasta profondamente legata, e uscita brillantemente dal locale liceo classico, era una studentessa di una bravura eccezionale. Il dolore l’aveva provata presto – il padre, da anni gravemente malato, sarebbe mancato poco prima che lei iniziasse il dottorato di ricerca -, ma non era riuscito a spegnere il suo sorriso e la sua dolcezza, segno esterno di una grande forza interiore: qualità che si riflettevano nei rapporti coi colleghi e con gli studenti.

Era appassionata dell’elegia latina. Nel primo esame di Letteratura latina mi aveva manifestato il suo entusiasmo per la scoperta della poesia di Tibullo, Properzio e Ovidio e a quell’interesse è rimasta fedele sempre. La sua attenzione si era volta dapprima ad una delle pochissime figure di poetesse dell’antichità: Sulpicia, i cui brevi carmi amorosi sono tramandati nel III libro del Corpus Tibullianum. Su di essi scrisse tra il 1998 e il 2003 vari articoli: la sua analisi era fine, sapeva penetrare nel testo attraverso le parole cogliendone tutte le sfumature e le implicazioni di significato. Alla solidità della preparazione filologica univa una spontanea sensibilità umana e letteraria. Dopo l’amore femminile si era dedicata in un bel volume all’immagine di Roma nella poesia di Ovidio, sia quella amorosa sia quella dell’esilio: dal corteggiamento lieto della puella durante le corse del Circo Massimo in Amores III 2, alle tristi rêveries in cui da Tomi Ovidio ripensava a Roma e rivedeva con la mente quel Circo, e le strade, i portici, i luoghi di incontro, i teatri, i giardini, e la sua casa ormai così definitivamente lontana. A questi temi Roberta Piastri è tornata dieci anni dopo, con un articolo dedicato a dibattere un punto di difficile interpretazione di Sulpicia III 13, che esprime il conflitto della donna tra il desiderio di svelare il proprio amore e un senso di pudore. Ora stava lavorando ad un contributo sul significato di digna nell’elegia e più in generale nella letteratura latina. Non ha avuto tempo di concluderlo.

Ma nel decennio tra il 2003 e il 2012 un’altra ricerca, di ampio respiro, ha tenuto impegnate tutte le forze di Roberta Piastri: l’edizione critica di un manoscritto inedito di Giovanni Faldella, scrittore ‘scapigliato’ del Piemonte orientale, che all’inizio del Novecento scrisse in latino una storia del Risorgimento italiano, il De redemptione Italica. Il manoscritto, conservato alla biblioteca civica di Torino in 22 quaderni a righe, di quelli a uso scolastico, non era mai stato pubblicato: non da Faldella stesso, per la mole dell’opera e perché egli era ormai assai anziano quando finì di scriverla; non successivamente, poiché l’autore era moderno, ma la lingua e i materiali usati erano quelli della Roma antica. Occorreva un classicista di ottima competenza per riconoscere i tasselli che compongono la fitta rete intertestuale dell’opera faldelliana, “una miniera di reminiscenze classiche da esplorare per ricostruire un capitolo del Fortleben degli autori latini alle soglie del XX secolo”, come la stessa Autrice scrive nell’introduzione ai due grossi volumi di quasi duemila pagine complessive, risultato di anni di lavoro, prima come assegnista di ricerca sostenuta da finanziamenti delle Fondazioni Casse di Risparmio di Vercelli e di Torino, poi come ricercatrice universitaria. La cultura e gli interessi di Faldella erano vasti e Roberta Piastri li rivela individuando le riprese dagli storici, di epoca classica ma anche tardoantica (Livio e Tacito, in particolare, ma anche Cesare, Sallustio, Cornelio Nepote, Velleio Patercolo, Svetonio, Floro, Eutropio, Sulpicio Severo), e poi Cicerone e Virgilio; e ancora Orazio, Valerio Flacco, Aulo Gellio, Frontino, Plinio il Giovane, Claudiano, fino ad Ennodio nel V secolo d.C. Un lavoro magistrale e innovativo questo di Roberta Piastri, pienamente guidato dall’idea ormai attuale di una reale interdisciplinarietà nella ricerca universitaria (non sempre ancora del tutto compresa dall’Accademia), che rimarrà come punto di riferimento imprescindibile da ora in poi.

L’eccellenza del suo lavoro aggiunge al dolore per la sua perdita il rimpianto per quanto avrebbe ancora potuto dare all’Accademia se la sua vita non fosse stata stroncata a soli 42 anni.

Raffaella Tabacco

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